La promessa di togliere qualche imposta particolarmente odiosa ai contribuenti, o quella più generica di abbassare la pressione fiscale, sono l’ingrediente che non può mancare in una campagna elettorale che si rispetti. Berlusconi si appresta a tentare il bis della mossa di successo del 2006, quando promise l’abolizione dell’Ici sulle prime case. Questa volta toccherà all’Imu, e pazienza se si tratta di un’imposta introdotta proprio dal suo governo. Pazienza se la sua abrogazione priverebbe i Comuni del principale strumento che garantisce un nesso tra percezione dei benefici e finanziamento dei servizi, premessa per una buona amministrazione. Anche Mario Monti sembra voler giocare la carta dell’annuncio di una riduzione delle imposte. Nel far questo, siamo certi che non vorrà sottrarsi alla necessità di parlare con verità, entrando maggiormente nel dettaglio. Quali imposte saranno ridotte? Con quali risorse? Rinunciando a quali impieghi alternativi delle stesse?

Come ben sappiamo, l’aumento delle imposte che si è reso necessario a partire dalla fine del 2011 aveva lo scopo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 (un impegno, anche questo va ricordato, voluto da un Berlusconi in deficit di credibilità coi partner europei). Né il governo aveva molta scelta: la riduzione delle spese, quando la si voglia affrontare senza usare l’accetta dei tagli lineari, richiede una paziente e puntuale verifica dei capitoli di spesa. Ma per questo ci vuole tempo, ben più di quello concesso dall’urgenza mediatica della campagna elettorale.

Resta la possibilità di una ripresa dell’economia. Maggiore produzione e maggiori redditi portano maggiori imposte, e quindi la possibilità di alleggerire il carico fiscale (ma anche da questo punto di vista, attenzione agli impegni presi a livello europeo, che hanno ipotecato per molti anni le entrate ai fini della riduzione del debito). Tuttavia, proprio sulla crescita le ricette messe in campo nell’ultimo anno non hanno sortito gli effetti sperati. È necessaria una diversa iniziativa a livello europeo, con un cambio di passo. Pensa Monti di avere argomenti validi per convincere i leader europei da cui ha ricevuto esplicito sostegno, fautori, a cominciare dalla cancelliera Merkel, delle politiche di austerità? O ripone ancora la sua fiducia nelle politiche deflattive in atto?

In attesa di un mutamento del quadro macroeconomico, l’unica possibilità realistica sembra dunque quella di una redistribuzione del carico fiscale più che di una sua riduzione generalizzata. Da questo punto di vista, equità e orientamento alla crescita sono obiettivi che è facile enunciare, ma non conviene scommettere sul fatto che una forza politica colpirà il suo elettorato di riferimento. Per capire cosa attenderci da Berlusconi, basta del resto guardarsi indietro: negli anni in cui ha governato, il meno tasse ha significato una maggiore tolleranza per l’evasione fiscale e l’esportazione illegale di capitali (salvo successivo condono).

Per quanto riguarda il centrosinistra, il riferimento al mondo del lavoro e dell’impresa individua in modo chiaro anche le priorità in tema fiscale: lotta all’evasione e una maggiore progressività del sistema fiscale. Quest’ultimo obiettivo può essere raggiunto rendendo più efficace la tassazione dei redditi finanziari (è richiesto per questo un coordinamento a livello internazionale) e rivedendo la tassazione patrimoniale; a questo proposito, oltre all’urgenza di riallineare le rendite catastali, è possibile una revisione della struttura dell’Imu, che sposti il carico dalle prime case, anche in funzione della dimensione del nucleo familiare, ai grandi patrimoni immobiliari. Il peso del fisco dovrebbe essere inoltre ridotto sugli investimenti produttivi e sul lavoro. Si tratta di estendere anche alle imprese più piccole il beneficio attualmente previsto per quelle più grandi in caso di reinvestimento degli utili, di intervenire sulla componente lavoro dell’Irap; di sostenere infine i redditi familiari in un modo che possa favorire la partecipazione femminile al lavoro. E Monti? Sarebbe utile conoscere anche su questo, al di là dei proclami, i dettagli della sua agenda. Fosse anche solo per trovare un possibile terreno di convergenza.