Quali possibilità ci sono che il governo superi lo scoglio della legge di Stabilità? Prima di rispondere vale la pena di ribadire una premessa: la prosecuzione dell’azione del governo è preferibile rispetto all’alternativa di gettarsi nuovamente in una campagna elettorale dagli esiti incerti.

Chi si illude che possa bastare la celebrazione rapida del congresso Pd e l’identificazione di un leader più competitivo per modificare i rapporti di forza nel Paese sottovaluta le dimensioni che hanno assunto il sentimento di rigetto verso la politica e la capacità di reazione del centrodestra. Dopo il fallimento dell’esperienza del governo Letta, la campagna elettorale sarebbe tutta in salita, un regalo a Berlusconi e a Grillo, espressioni diverse ma complementari dell’antipolitica.

L’altro elemento che rischia di essere sottovalutato è la reale situazione dell’economia e della finanza pubblica. Nonostante i dati che confermano come il fondo della recessione sia alle nostre spalle, le prospettive di crescita restano incerte, la situazione occupazionale è destinata a non migliorare (almeno) per tutto il prossimo anno, i margini di manovra fiscale sono limitati e condizionati alla capacità di negoziare con Bruxelles un allentamento della fallimentare linea di austerità finora seguita.

Quali possibilità, dunque? Il governo deve evitare a tutti i costi di riprodurre la dinamica distruttiva che condusse alla conclusione dell’esperienza di Monti. Si tratta da un lato di resistere alle provocazioni del Pdl, che a suon di ultimatum e proposte prive di fondamento e realismo, punta a tenere il governo sotto scacco per lucrare il massimo di vantaggio in termini di consenso. Dall’altro lato, è necessario marcare il più possibile l’elemento di novità che l’esecutivo di Letta presenta rispetto a quello del suo predecessore: la sua natura di governo politico. Un governo cioè che non si pone come mero esecutore di ricette presentate come neutrali in quanto tecniche (in realtà, frutto di una visione ideologica ben precisa), e che non pone a suo fondamento l’assunto che la soluzione dei problemi del Paese passa per una marginalizzazione della sua rappresentanza politica e sociale.

In quest’ottica, il documento di Confindustria e sindacati dovrebbe essere accolto come un’occasione da non perdere. La possibilità per il governo di farsi regista di un nuovo patto sociale può garantirgli quell’autorevolezza necessaria a presentarsi al Paese e all’Europa con l’ambizione di porre le basi di una risalita. Non cedano dunque il presidente Letta e il suo ministro dell’Economia alla tentazione di riprodurre la contrapposizione tra governo responsabile e parti sociali irresponsabili. Degli errori compiuti dal governo Monti fu questo probabilmente il più fatale.

Aprire un confronto con le parti sociali sarebbe l’occasione per entrare nel merito delle proposte, anche spiegando se è il caso che alcune di esse non sono praticabili nell’immediato. È chiaro ad esempio che sarà molto difficile trovare le coperture anche per gli impegni già presi, a cominciare dalla seconda rata Imu; né la situazione si presenta significativamente più favorevole per il 2014.

Se questo è il contesto, c’è da chiedersi se agire sul cuneo fiscale sia effettivamente la priorità, cui sacrificare ogni altra iniziativa. Se l’obiettivo è ridare potere d’acquisto alle famiglie, qualsiasi riduzione del carico fiscale sui redditi rischierebbe di essere vanificato dall’aumento dell’Iva al 22%. Se l’obiettivo è promuovere occupazione, c’è da domandarsi se il modo migliore sia quello di operare con politiche sul lato offerta, in ossequio all’assunto che la competitività vada recuperata comprimendo il costo del lavoro; e c’è da chiedersi se, essendo impensabile una spesa di 13 miliardi per eliminare del tutto l’Irap sul lavoro, rispetto ad un intervento di entità necessariamente marginale, non siano preferibili politiche più mirate al sostegno della domanda interna, sul modello degli sgravi per le ristrutturazioni e il risparmio energetico.

Non si sottragga il governo ad un confronto franco con partiti e parti sociali sui vincoli e le alternative, un confronto che riguardi l’insieme delle politiche da attuare in questo scorcio di 2013 e nel 2014. Sarebbe anche il modo migliore per contrastare la demagogia del Pdl, richiamando anche il centrodestra ad un atteggiamento responsabile.