Nell’ambito di una ricerca sulle politiche di austerità, svolta con Gianluigi Nocella e ormai in via di conclusione, abbiamo provato a ricostruire l’effetto complessivo dai provvedimenti dei vari governi che si sono succeduti dall’inizio della crisi. Per ciascuno dei principali provvedimenti, incluse naturalmente le leggi di stabilità, abbiamo preso in considerazione le variazioni previste sulla spesa, sulle entrate e sul saldo (indebitamento netto), risultanti dai prospetti riepilogativi allegati ai provvedimenti stessi.

Spesso si tende ad identificare gli effetti dell’operato di un governo con quanto accade nel periodo in cui esso è in carica. Ciò non è del tutto corretto, visto che la maggior parte dei provvedimenti producono effetti per un certo numero di anni successivi, e possono dunque andare ben oltre il mandato del governo stesso. Possiamo anzi vedere che i governi tendono a rinviare nel tempo, lasciandoli in eredità a chi verrà dopo, gli effetti più impopolari (aumenti di imposte o riduzioni di spesa) dei provvedimenti adottati.

Alcuni dei risultati del nostro lavoro sono sintetizzati nei tre grafici qui sotto, che distinguono l’impatto aggregato dei provvedimenti presi dai governi Berlusconi IV (2008-11), Monti (2011-13), Letta (2013-14) e Renzi (2014-16). In ciascun grafico, un valore sopra la linea rappresenta un aumento dell’aggregato considerato e un valore sotto la linea una sua riduzione (nel caso dell’indebitamento netto, una riduzione rappresenta un miglioramento del saldo, cioè una riduzione del deficit); l’effetto netto per ciascun anno è rappresentato dalla spezzata nera. Si tenga ben presente che si tratta di variazioni rispetto all’andamento tendenziale (dunque di correzioni rispetto allo scenario a legislazione vigente), non di variazioni rispetto al periodo precedente.

Come si vede, gli interventi più pesanti sul bilancio pubblico si sono concentrati, sia sul versante delle maggiori imposte che delle minori spese, nel periodo 2011-2014, mentre a partire dal 2015, con il governo Renzi, c’è stato un andamento moderatamente espansivo.

Ma è riguardo alla paternità di questi effetti che emerge il dato più sorprendente rispetto a quanto si sente solitamente affermare: senza nulla togliere alla responsabilità del governo Monti, le politiche di austerità, che hanno avuto il loro massimo impatto nel periodo 2010-2013, risultano infatti essere in parte considerevole il risultato di provvedimenti presi nel periodo precedente il 2012, da parte del governo Berlusconi. Ci sembra giusto dunque che il non invidiabile “merito” della stagione dell’austerità sia equamente condiviso tra il governo tecnico dall’ex Rettore della Bocconi e il precedente governo di centrodestra del Cavaliere (con il suo ministro Tremonti).

Sono necessarie due avvertenze nella lettura dei dati, dovute alla fonte utilizzata: la prima è che si tratta di valori previsionali, quindi teorici, dai quali i risultati effettivi spesso si discostano anche significativamente (ad es. a causa degli effetti recessivi delle manovre le entrate previste sono in molti casi sovrastimate rispetto a quelle effettivamente conseguite). La seconda è che, come abbiamo detto, l’orizzonte considerato è solo di tre anni, mentre quasi sempre l’impatto delle manovre è ben più duraturo.

Effetti sulla spesa

Effetti sulle entrate

Effetti sull'indebitamento netto